1 - C. Iul. 6, 9; cf. ibid. 1, 78. 82.
2 - C. duas epp. Pel. 1, 2, 5.
3 - Ibid. 3, 3, 4.
4 - Ibid. 1, 2, 5.
5 - C. Iul. o. imp. 6, 12.
6 - In Io. Ev. tr. 41, 10. 13.
7 - De corr. et gr. 12, 33.
8 - C. Iul. o. imp. 6, 10.
9 - De nupt et conc. 2, 3, 8.
10 - C. Iul. o. imp. 3, 108.
11 - De nat. et gr. 64, 78.
12 - De nupt. et conc. 2, 3, 8.
13 - C. duas epp. Pel. 3, 8, 24.
14 - Ibid. 2, 5, 9.
15 - C. Iul. 4, 3, 22. 33.
16 - Sappi pertanto che le virtù debbono essere distinte dai vizi non per i loro compiti, ma per il fine: C. Iul. 4, 3, 21.
17 - De spir. et litt. 28, 48.
18 - C. duas epp. Pel. 3, 3, 4-5.
19 - De Trin. 14, 17, 23.
20 - De pecc. mer. et rem. 2, 7, 9.
21 - C. Iul. o. imp. 6, 9.
22 - Non aver peccati, infatti, significa proprio questo: non essere colpevole di peccati: De nupt. et conc. 1, 26, 29. Luminoso principio che è servito agli scolastici della corrente agostiniana per sostenere che dopo il battesimo, nonostante la concupiscenza, l'uomo è senza peccato.
23 - Infatti nel battesimo, oltre alla totale e piena remissione dei peccati, non avviene immediatamente anche il passaggio totale e pieno dell'uomo alla novità eterna... con tutte le altre cose descritte dall'Apostolo per spiegare che cos'è spogliarsi dell'uomo vecchio e rivestirsi dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera: De pecc. mer. et rem. 2, 7, 9.
24 - Ibid. 2, 8, 10.
25 - S. Tommaso, S. Th. I-II, q. 103, a. 7.
26 - Che forse non siamo stati rigenerati, adottati, redenti, per mezzo del santo lavacro? E tuttavia resta la rigenerazione, l'adozione e la redenzione che è ancora da venire al momento della fine e che adesso dobbiamo aspettare pazientemente per non essere più allora sotto nessun aspetto figli di questo secolo. Chiunque perciò detrae dal battesimo quello che riceviamo attualmente per mezzo di esso, corrompe la fede; chiunque poi attribuisce al battesimo già fin d'ora quello che riceveremo, sì, per mezzo di esso, ma alla fine, mutila la speranza: C. duas epp. Pel. 3, 3, 5.
27 - Questi diversi aspetti della giustificazione, in senso agostiniano, vennero sintetizzati nel Concilio di Trento da quel grande conoscitore di S. Agostino che fu il Card. G. Seripando che li espresse nella nota formula: "In renatis nulla remanet iniquitas quam odit Deus, sed magna remanet infirmitas, quae, tamquam Deo displicens, per omnem vitam curanda est, donec Deus ipse sanet omnes languores nostros et redimat de corruptione vitam nostram" - CT XII, 552, 34-37, Cf. il nostro articolo su La doctrina de Seripando acerca de la cocupiscencia, in "La Ciudad de Dios" 1947, pp. 501-533.
28 - Le primizie dello spirito di cui parla spesso S. Agostino ci pare che equivalgano alla mens . Cf. Confess. 4, 10, 24, dove il S. Dottore, descritta l'estasi di Ostia, per cui insieme alla Madre aveva toccato, toto ictu cordis, la regione della fecondità inesauribile, continua: e sospirando vi lasciammo avvinte le primizie dello spirito, per ridiscendere al suono vuoto delle nostre bocche, ove la parola ha principio e fine.
29 - Così, per es., il De Blic, in Rech. S. R. 17 (1927).
30 - Cf. De divv. 83 qq., q. 73, dove distingue con precisione scolastica le diverse specie di abiti e nota la differenza tra le due parole greche.
31 - De Trin. 15, 8, 14.
32 - Ibid. 14, 13, 18.
33 - Ibid. 14, 4, 6.
34 - Ep. 140, 6.
35 - Noi dunque affermiamo che nei bambini battezzati abita, per quanto a loro insaputa, lo Spirito Santo. Essi lo ignorano, sebbene abiti in loro, allo stesso modo che ignorano anche la propria intelligenza: Ep. 187, 8, 26.
36 - Ecco quindi perché desta molta meraviglia come Dio abiti in molti che ancora non lo conoscono, mentre non abita in alcuni che lo conoscono: Ibid. 6, 21.
37 - Si dice poi che lo Spirito Santo abita in tali persone per il fatto che agisce segretamente nelle loro anime, perché diventino suo tempio: Ibid. 8, 27. Per questi motivi Dio, presente dappertutto nella sua totalità, non abita in tutti, ma solo in coloro che egli fa diventare suo santo tempio... che ha inizio con la rigenerazione: Ibid. 12, 35.
38 - De pecc. mer. et rem. 1, 9, 10.
39 - Giova citare il testo intero: È chiaro dunque che ha chiamato dèi gli uomini, deificati per sua grazia, non nati dalla sua sostanza. Giustifica infatti Colui che è giusto per se stesso, non in forza di altri; e deifica Colui che per se stesso è Dio, non perché partecipa alla divinità di qualche altro. E Colui che giustifica anche deifica, perché giustificando ci fa figli di Dio. Dette loro il potere di diventare figli di Dio. Se siamo divenuti figli di Dio, siamo anche stati fatti dèi; ma questo per la grazia di chi adotta, non per la natura di chi genera: Enarr. ps. 49, 2.
40 - Serm. 166, 4.
41 - Enarr. ps. 70, serm. 2, 3.
42 - Leggere la bella esposizione di quest'idea nel Commento a S. Giovanni, tr. 19, 11-13.
43 - Ep. 120, 19.
44 - De pecc. mer. et rem. 2, 28, 45.
45 - S. Tommaso dirà che la concupiscenza è la parte materiale del peccato d'origine.
46 - C. Iul. o. imp. 4, 41.
47 - In II Sent. d. 31, a. 2, q. I.
48 - Leggendo tutto il testo appare chiaro il significato storico (e non filosofico) che S. Agostino dà alla parola natura, per cui è naturale, in senso proprio, ciò che l'uomo ebbe nella creazione; ed è naturale, in senso traslato, ciò che l'uomo ha fin dalla nascita. Retract. 1, 10, 3. Cf. ibid. 1, 15, 6.
49 - Questa è infatti l'opera dello Spirito di grazia: restaurare in noi l'immagine di Dio nella quale fummo fatti per natura: De spir. et litt. 27, 47.
50 - Ench. 3, 11.
51 - Cf. il nostro studio su De gratuitate ordinis supernaturalis apud Theol. Augustin... in Analecta Augustiniana, 21 (1951) p. 217 e ss.
52 - De Trin. 14, 4, 6.
53 - Questa è la verità. L'essere ragionevole quindi creato in un grado tanto alto, sebbene sia nel divenire, unendosi al bene che non diviene, cioè a Dio sommo, raggiunge la felicità e colma la propria insoddisfazione soltanto se è felice e Dio soltanto può colmarla: De civ. Dei, 12, 1, 3. A buon diritto quanti hanno visto in questo rinvio della creatura razionale al Creatore la ragione dell'irrequietezza umana e l'anima della storia, si sono richiamati al patrocinio di Agostino.
54 - De Civ. Dei, 12, 9, 2.
55 - De praed. sanct. 5, 10.
56 - Quanto ho detto nel sesto libro, che cioè Adamo aveva perso col peccato l'immagine di Dio... non va inteso nel senso che di quell'immagine non fosse rimasto nulla, bensì che s'era talmente deformata da richiedere una restaurazione. Retract. 2, 24, 2.
57 - De Trin. 14, 8, 11.
58 - Ibid. 14, 4, 6.
59 - De Trin. 15, 11, 21.
60 - Serm. 7, 7.
61 - Enarr. in ps. 101, serm. 2, 10.
62 - Serm. 7, 7.
63 - Enarr. in ps. 101, serm. 2,10.
64 - Enarr. in ps. 121, 5.
65 - Confess. 11, 9, II.
66 - E. Gilson; Introduction à l'étude, de S. A., Paris 1929, pp. 198-210; B. Romeyer, Trois problèmes de phil. augustinienne, in Arch. de phil. VII (1930), pp. 228-243; Ch. Boyer, Le systèmes de S. A. sur la grâce, in Rech. de Sc. Rel. XX (1930), pp. 481-505, (Essais sur la doctrine de S. A. pp. 206-236); J. Saint-Martin, La prédestination d'après les Pères latins, in DTC.; X. Léon-Dufour, Grâce et libre arbitre chez Saint Augustin, in Rech. de Sc. Rel. XXXII, (1946), pp. 129-163.
67 - In Io. Ev. tr. 41, 10.
68 - "Qua nobilissima fulgentissimaque sententia hic contenti erimus". Augustinus, t. III, VII, cap. 3.
69 - È la stessa sanità infatti ad essere la vera libertà, e la libertà non si sarebbe perduta se la volontà fosse rimasta buona. Poiché invece la volontà peccò, nell'uomo che peccò insorse la dura necessità di avere il peccato dentro di sé, finché si guarisca tutta l'infermità e si riceva tanta libertà che in essa sia, com'è necessario, immutabile la volontà di vivere felicemente, unita alla necessità volontaria e felice di vivere anche santamente e di non peccare mai più: Ep. 157, 8.
71 - In Io. Ev. tr. 41, 8.
72 - De spir. et litt. 30, 52.
73 - De corr. gr. 11, 29
74 - Ibid. 12, 35.
75 - Dunque a lui fu data con la sua stessa creazione una volontà libera, senza alcun peccato, ed egli la fece serva del peccato; invece la volontà dei martiri, dopo essere stata serva del peccato fu liberata... tuttavia per questa grazia ricevono tanta libertà che non restano ulteriormente soggetti al peccato: Ibid. 12, 35.
76 - De corr. et gr. 12, 38.
77 - Cf. C. Iul. o. imp. 1, 81. 3, 120; 5, 38; 6, 10-11. 19; De civ. Dei 22, 30.
78 - C. Iul. o. imp. 5, 61-62. Vedi sopra nota n. 89.
79 - C. Iul. o. imp. 6, 12.
80 - Ibid. 5, 6. Queste parole gettano una chiara luce su quanto dice S. Agostino sulla libertà di Dio e dei beati, argomentando contro Giuliano. Giansenio ha abusato di queste parole trasportandole sul piano della libertà d'indifferenza, mentre è evidente che il S. Dottore parla della libertas maior, che si identifica nei beati con la virtus maior, che è, come abbiamo detto, il grado sommo della libertà dal male. Parimenti appare evidente l'abuso che Giansenio ha fatto della celebre sentenza: quad amplius nos delectat, secundum id operemur necesse est (Gal 49); dove l'amplius delectat indica non la soppressione ma l'esercizio del libero arbitrio, poiché importa, quando si tratti del bene, l'energia della volontà che preferisce la giustizia a quanto l'atterrisce o l'alletta nel mondo sensibile; e il necesse est indica la conseguenza infallibile per cui facciamo sempre ciò in cui abbiamo riposto l'oggetto maggiore delle nostre compiacenze. Un ampio commento a questo passo si troverà nel Sermone 159 e nella Enarrazione 8ª al Salmo 118.
81 - Nel De libero arbitrio, 3, 1, 2-3, troviamo la distinzione tra il moto naturale (necessario) e il moto volontario (libero): Quindi tale movimento, se si deve attribuire a colpa, non è naturale ma volontario... Se il movimento con cui la volontà si volge qua e là non fosse volontario e posto in nostro potere, non si dovrebbe approvare l'uomo quando torce verso l'alto il perno, per così dire, del volere e non si dovrebbe riprovare, quando lo torce verso il basso; E poco più oltre (ibid. 3, 16, 49) scrive: Non si pecca in condizioni, in cui è assolutamente impossibile evitare. Ma si pecca, dunque è possibile evitare. Cf. De d. anim. 2, 18, 28.
82 - C. Iul o. imp. 1, 7.
83 - Perfino la stessa esplorazione che possiamo tentare noi, per quello che siamo, su questi problemi, butta violentemente nell'ansia ciascuno di noi che ne cerca la soluzione, per il timore che il tono della nostra difesa della grazia ci faccia apparire come negatori del libero arbitrio e viceversa il tono della nostra affermazione del libero arbitrio ci faccia giudicare ingrati alla grazia di Dio per superba empietà: De pecc. mer. et rem. 2, 18, 28. Ma poiché la matassa dei rapporti tra l'arbitrio della volontà e la grazia di Dio è talmente difficile a dipanarsi che, quando si difende il libero arbitrio sembra negata la grazia, e quando viceversa si asserisce la grazia si crede portato via il libero arbitrio..: De gr. Chr. et de p. o. 1, 47, 52. Ma alcuni sostengono la grazia di Dio in maniera tale da negare il libero arbitrio dell'uomo, o pensano che sostenendo la grazia si neghi il libero arbitrio; per questo motivo, spinto dal reciproco sentimento di affezione, mi sono preoccupato di indirizzare qualcosa per iscritto alla Carità tua: De gr. et lib. arb. 1, 1. Sul difficilissimo problema della grazia e del libero arbitrio non ho bisogno di dilungarmi anche nella presente lettera: Ep. 215, 2. Può darsi infatti che sia lui a non comprendere il mio trattato o sia lui a non farsi capire, quando cerca di spiegare e risolvere una questione assai difficile e che solo pochi possono capire: Ep. 214, 6.
84 - C. litt. Pet. 2, 84, 186.
85 - Ep. 157, 2, 10.
86 - De gr. et lib. arb. 16, 32.
87 - Quando v'accorgete di non capire, accontentatevi intanto di credere alle divine Scritture che c'insegnano l'esistenza non solo del libero arbitrio dell'uomo, ma anche della grazia di Dio... Pregate inoltre anche di comprendere con l'intelligenza illuminata dalla sapienza ciò che credete con la fede religiosa: Ep. 214, 7.
88 - C. duas epp. Pel. 1, 37.
89 - De corr. et gr. 14, 45.
90 - Ibid. 12, 37. Cf. ibid. 11, 30.
91 - E poiché... tutti i beni ... derivano da Dio, se ne conclude che da Dio deriva anche il buon uso della libera volontà che è una virtù ed è annoverato fra i grandi beni: Retract. 1, 9, 6. Perché, se da Dio riceviamo la volontà libera, indecisa ancora tra l'essere buona o cattiva, e se invece la volontà buona viene da noi, quello che viene da noi è meglio di quello che viene da Dio. Poiché questa è un'affermazione assurdissima, costoro devono per forza riconoscere che riceviamo da Dio anche la volontà buona: De pecc. mer. a rem. 2, 18, 30. Supponiamo che gli angeli buoni fossero all'inizio senza la volontà buona e che essi stessi la producessero in sé senza l'azione di Dio. Ebbero dunque maggiore perfezione da sé che da lui? No!: De civ. Dei, 12, 9, 1.
92 - Cf. De pecc. mer. et rem. 2, 17, 26; C. duas, epp. Pel. 4, 5, 11; C. Iul. o. imp. 3, 112.
93 - Instit. 3, 21, 25.
94 - Comm. in Ep. ad Rom. 9, 14.
95 - Cf. J. Cadier, Calvin et Saint Augustin, in Augustinus Magister, 2, pp. 1039-56.
96 - De d. persev. 21, 54.
97 - E' soprattutto da questa testimonianza che anch'io personalmente sono stato persuaso, quando erravo in maniera analoga e ritenevo che la fede con la quale crediamo in Dio non fosse un suo dono, ma l'avessimo da noi stessi: De praed. sanct. 3, 7.
98 - Ibid. 4, 8.
99 - Nella soluzione di questa questione mi sono dato molto da fare per sostenere il libero arbitrio della volontà umana, ma ha vinto la grazia di Dio: Retract. 1, 1. Cf. A. Casamassa, Il pensiero di S. Agostino nel 396-397.
100 - De d. persev. 19, 35.
101 - De corr. et gr. 7, 14.
102 - Ibid. 9, 21.
103 - Ench. 99.
104 - Ep. 186, 19.
105 - Ep. 194, 19.
106 - De praed. sanct. 18, 36.
107 - Ibid. 10, 19. Cf. Ibid. 17, 34: In realtà essi furono scelti prima della creazione del mondo attraverso quella predestinazione per cui Dio ha prescienza di ciò che farà in futuro, e furono scelti dal mondo con quella chiamata con la quale Dio dà compimento a ciò che ha predestinato. Cf. anche Ep. 217, 4, 13.
108 - De d. persev. 16, 47.
109 - De corr. et gr. 8 18; De d. persev. 2, 25.
110 - C'è anche quel lume splendidissimo di predestinazione e di grazia che è il Salvatore stesso... Come dunque fu predestinato quell'Unico ad essere il nostro capo, così noi nella nostra moltitudine siamo predestinati ad essere le sue membra. E allora tàcciano i meriti umani...: De praed. sanct. 15, 30-31.
111 - Cf. del resto Ep. 186, 23.
112 - Vedi a proposito di questa espressione il citato studio di A. Casamassa.
113 - Ench. 99; De corr. et gr. 10, 28; De praed. sanct. 8, 16.
114 - In tutti quelli che libera abbracciamo dunque la misericordia, in quelli invece che non libera riconosciamo un giudizio certamente occultissimo, ma senza alcun dubbio giustissimo. C. Iul. o. imp. 1, 48.
115 - Denz. Ench. Symb. 318.
116 - Dio è buono ed è giusto. Egli può liberare taluni senza meriti buoni perché è buono, ma non può condannare nessuno senza demeriti perché è giusto: C. Iul. 3, 18, 35.
117 - De corr. et gr. 13, 42.
118 - De praed. sanct. 10, 19.
119 - De anim. et eius orig. 1, 7, 7.
120 - De corr. et gr. 5, 7.
121 - Confess. 1, 10, 16.
122 - Ench. 98: Ma quale empia follia può portare a dire che Dio non possa far volgere al bene le volontà cattive degli uomini, scegliendo quelle che vuole, quando e dove vuole ? Ma quando lo fa, è la misericordia a guidarlo, mentre quando non lo fa, è il giudizio.
123 - Idib. 102.
124 - Ibid. 11.
125 - Ibid. 27.
126 - Cf. Ep. 186, 7, 2. 6: Dio nella sua prescienza li ha creati per mostrare per mezzo di essi di che cosa è capace, privo della grazia, il libero arbitrio di chi lo abbandona; ha sottratto invece, nonostante i loro giusti e meritati castighi, i vasi di misericordia (separati da quella massa non per i meriti delle loro opere ma in virtù della benevolenza interamente gratuita di Dio) affinché imparassero quale beneficio fosse stato concesso loro, di modo che venisse chiusa ogni bocca, e chi si vanta, si vanti nel Signore.
127 - Ench. 103.
128 - Ep. 217, 6, 19,
129 - Dio poi vuole che tutti gli uomini siano salvati ... ma senza togliere tuttavia ad essi il libero arbitrio, del cui uso buono o cattivo saranno giudicati con assoluta giustizia: De spir. et litt. 33, 58.
130 - C. Iul. o. imp. 2, 175.
131 - De corr. et gr. 16, 49.
132 - De nat. et gr. 43, 50.
133 - De corr. et gr. 11, 31.
134 - Ibid. 13, 42.
135 - Ibid. 9, 20; 13, 42.
136 - De spir et litt. 34, 60.
137 - Ma, si obietta, è incerta la volontà di Dio nei miei riguardi. E che dunque? E' forse certa per te la tua volontà riguardo a te stesso? E non hai paura? Quello che sembra stare in piedi, badi di non cadere. Se dunque sono incerte entrambe le volontà, perché l'uomo non affida la sua fede, speranza e carità a quella più salda invece che a quella più debole?: De praed. sanct. 11, 21. Allora guardatevi dal perdere la speranza a vostro riguardo perché vi si ordina di riporla in lui e non in voi: De d. persev. 22, 62.
138 - Dalla vostra stessa corsa, se è buona e retta, imparate che voi fate parte dei predestinati alla grazia divina: De d. persev. 22, 59.
139 - Ibid. 6, 12.
140 - De Ruggiero G. La storia della filosofia. Filosofia del Cristianesimo, vol. II, p. 117.